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I sogni, terreno affascinante e parte della vita di ogni essere umano, è buffo pensare come essi siano parte di tutti noi eppur sono rari i contesti in cui si provvede a tramutare i loro simboli enigmatici in un messaggio […]

I sogni, terreno affascinante e parte della vita di ogni essere umano, è buffo pensare come essi siano parte di tutti noi eppur sono rari i contesti in cui si provvede a tramutare i loro simboli enigmatici in un messaggio vero.

Immagino un dialogo con la parte profonda di noi stessi, quella che sembra essere oscura, difficile, delle volte lontana, accade non di rado infatti di aver preso le distanze dalla nostra vera essenza, si diventa sconosciuti dinanzi allo specchio riconoscendosi solo nei tratti somatici ma non avendo cura di presentarsi alla propria anima, di litigarci, di discuterci sino ad arrivare a delle soluzioni di compromesso, sino a stringerle la mano e farci pace.

Nella mia esperienza i sogni hanno rappresentato il canale attraverso cui ho iniziato a sperimentare l’arte del dialogare con me stessa, erano l’unico strumento che mi consentisse di abbassare la guardia smettendo di avere quel controllo sulle emozioni con cui giungevo in terapia, e che erano difatti inibite.

I sogni cosa sono allora se non la nostra esperienza più spontanea?
Ci dicono cosa manca nella nostra vita, cosa evitiamo di fare, quali parti di noi abbiamo alienato, sono il tramite tra la vita interiore ed esteriore; sarà il lavoro terapeutico poi a integrare i due mondi e ad ampliare la nostra consapevolezza, consentendo il passaggio tra il messaggio esistenziale del sogno e le scelte consapevoli della vita cosciente.

Ogni elemento onirico è una scelta, tanto nell’affermare quanto nel negare le proprie caratteristiche personali.
Se dovessi affiancare un’immagine ideale a tutto ciò che è sogno, visualizzo un’istantanea, una fotografia in successione con altre, una pellicola in movimento, e proprio codesto termine apre le porte della mia mente a colui che è il “regista dei sogni”.

federico-fellini_280x0Federico Fellini, regista e sceneggiatore cinematografico italiano, considerato uno dei maggiori protagonisti della storia del cinema mondiale, non ha mai rinunciato alla sua arte di non facile comprensione, infatti il suo modo di esprimersi era il risultato di un processo e maturazione personale.

C’è il suo bellissimo libro dei sogni, dove annota anche sottoforma di disegni le manifestazioni notturne del suo immaginario, riteneva il “lavoro notturno” importante tanto quanto ciò che si fa e si pensa da svegli, faceva ciò di cui era capace, prendeva appunti, disegnava e visualizzava l’esperienza onirica, preparava il materiale per entrare in analisi e sprofondarci, toccando una visione che la sua arte cinematografica restituiva al pubblico come sogno collettivo.

Il cinema felliniano è dal punto di vista dei contenuti un’auto-rappresentazione inconscia, le sue pellicole si nutrono spesso della dinamica onirica, contenitore del mistero e della bizzarria della creatività dove si allena il contatto voluto a tutti i costi con i ricordi e le fantasie personali.

Dinanzi alla visione dei suoi film la sensazione percepita è stata di esser assorbita immediatamente in una strana atmosfera, quasi un senza tempo, come entrare in un tunnel e rimanerci dentro, anche a conclusione del film stesso, e l’aspetto maggiormente interessante é la sua capacità di mettere in campo il tema dell’autenticità e di farlo attraverso una sequenza di frammenti che altro non sono che la disarmonia del funzionamento della nostra mente, e che paradossalmente vengono percepiti come un continuum, allora frammento dopo frammento ne osserviamo il suo sviluppo sino a toccare gli aspetti più profondi e complessi della nostra psiche e della nostra anima.

Sono tanti i temi che emergono dalle pellicole di Fellini e che si ritrovano di frequente nei lavori di analisi psicologica, l’autenticità già accennata e spesso affiancata al tema della felicità ad esempio, sua prerogativa è di dare le risposte attraverso le immagini (il nostro cervello usa le immagini come strumento di dialogo tra parti di noi) le quali conducono in più punti all’amore in senso lato come risposta alla nostra esistenza in un mondo “indifferente”, dove ha un enorme peso l’amore nel rapporto non solo con gli altri ma ancor prima con noi stessi.

19286-1-felliniIn una visione psicologica, il cervello ha elaborato nel corso del tempo un sistema creativo che consente di far emergere, dandone forma e contenuto, aspetti che viceversa rimarrebbero chiusi all’interno dell’inconscio, tale modalità creativa consente il loro manifestarsi sotto forma di immagini, e personalmente ritengo siano sullo stesso piano tanto i sogni quanto le fantasie ad occhi aperti, Fellini usa esattamente questo registro, quello delle immagini.

I temi da lui toccati sono vitali, autenticità che vuol dire anche libertà e quindi capacità di essere se stessi, sono i temi centrali della nostra esistenza, e se si riesce nel difficile compito di nutrire la nostra parte autentica essa cresce consentendoci di sentirci vivi.

Ancora il tema della solitudine, della paura, della nostalgia e della ricerca di risposte, tutti assolutamente ricorrenti all’interno della condizione umana, e che vengono riproposti insistentemente per dare risposta a quella condizione di incertezza che in fondo è propria dell’essere umano.

L’artista si immedesima spesso nei personaggi dei suoi film, i quali diventano frutto e risultato di suoi vissuti personali, come dirà saranno delle volte anche il risultato di un sogno.

Il clima ed il contesto emozionale sono gli elementi del cinema di Fellini che hanno segnato il mio incontro con le sue opere, la quasi costrizione a catapultarsi in un contesto psicologico a tratti destabilizzante, il cui sapore è simile al lavoro terapeutico di ricerca della propria essenza, ed altro punto di contatto è l’interesse per l’uomo sempre al centro della sua opera.

L’immaginazione felliniana si esprime spesso tra sfondi e scene notturne, la magia della notte è protagonista dei film in cui diviene evidente lo scontro tra il buio e la luce, fra il lasciarsi andare all’incubo del non saper trovare la via giusta del vivere e il continuare a cercare la luce e speranza del rincorrere il proprio destino, accettando se stessi totalmente, accettando i propri affetti, la propria vita, é esattamente quella luce/ombra che emerge nel lavoro terapeutico, quelle contraddizioni e polarità che vanno elaborate affinché si superino blocchi e momenti di stallo.

La similitudine tra i nostri sogni ed il suo cinema è nella modalità di raccontare storie attraverso immagini veloci in movimento realizzando così una corrispondenza con i meccanismi dell’inconscio.

Riconoscere che i sogni non solo hanno un significato, ma sono intimamente connessi alla vita diurna non è un concetto che ancora tutti riescono ad accettare, o pur accettandolo non se ne da la giusta importanza, in fondo siamo stati abituati per secoli a separare completamente queste due dimensioni, cambiare il senso di marcia e riunirle anche e soprattutto nel quotidiano non è affatto semplice.

A Fellini va riconosciuto il merito di aver operato tale riappacificazione e di avercela donata nelle sue opere: racconti ambientati in una dimensione metafisica che ha esattamente il sapore di un sogno ad occhi aperti.


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